La peggiore strategia di internazionalizzazione: un caso reale
TranslationCon la crisi, molte aziende si sono dovute internazionalizzare. Se il processo viene compreso adeguatamente nelle sue complessità e quindi opportunamente gestito, queste aziende finiranno magari per ringraziare la crisi per averle spinte a fare questo passo quasi obbligato. Chi, al contrario, non saprà gestirlo ignorando tali fondamentali caratteristiche, investirà a vuoto, ritardando con false speranze l’uscita dai giochi.
Questo capita persino tra paesi con la stessa lingua (di questo parleremo la prossima settimana), ma i veri problemi cominciano quando la lingua è diversa e le differenze culturali crescono esponenzialmente. Ma come gestire adeguatamente il multilinguismo e la multiculturalità? Lasciando che se ne occupi un esperto, ossia un traduttore che conosca perfettamente la lingua e la cultura in questione. Ma perché obbligarti a prendermi in parola? Lascio a te la possibilità di giudicare se è vero o no presentandoti un caso reale, con fatti ed immagini, che ho vissuto in prima persona.
Caso reale made in Germany
Per due anni circa ho lavorato come traduttrice (tedesco-italiano e tedesco-spagnolo) per un’azienda tedesca (l’equivalente di una S.L. in Italia, con una decina di collaboratori all’epoca) interessata ad avere una presenza internazionale sempre maggiore. Anche se era piena epoca di crisi, quella parola in Germania non significava molto e solo la si usava nella stessa frase con “Italia”, “Spagna” o “Grecia”. In Germania, o almeno nell’azienda, il capitale da investire c’era e si assumeva senza problemi.
Il primo giorno mi sono messa le mani nei capelli mentre davo un’occhiata alle traduzioni in italiano e in spagnolo del sito. Anche se loro garantivano che l’aveva tradotto un “madrelingua”, la qualità era persino peggiore di quella di Google Translate, che normalmente non fa errori grammaticali (es. doppie). Un piccolo assaggio di una qualità inenarrabile:
Mentre leggevo quel capolavoro in ufficio, nella stessa stanza con colleghi e la persona che mi aveva assunta, stavo provando a contenermi, ma arrivata alla “Registrazione cliente terminale” sono scoppiata a piangere dalle risate per un paio di minuti. Come cliente, dopo aver trovato un prodotto di tuo interesse, davvero lo compreresti registrandoti come “cliente terminale”? Gioco di parole non voluto, ma io personalmente nemmeno morta!
Riassumendo, tutto quello che avevano pagato fino a quel momento era stato sicuramente più economico, ma sono stati soldi completamente buttati. Le “traduzioni” di allora sono state completamente cancellate ed ho ritradotto tutto il sito da zero. Casualità o no, ma le vendite migliorarono significativamente, il posizionamento su Google anche e arrivarono persino complimenti dai clienti (cosa sorprendente visto che le traduzioni fanno parlare di sé solo quando fatte con i piedi).
Pur non essendo generalmente testi tecnici e specialistici, non significa che potessero essere tradotti dal primo che passasse per strada e che sapesse un po’ di italiano e di spagnolo. Si trattava di testi la cui unica funzione era convincere il potenziale cliente a comprare un prodotto, che si sarebbe già potuto vendere da solo grazie all’immagine. Quindi, dico io, se lo aggiungi, deve essere convincente e ben scritto. Dato fondamentale: i testi erano pieni di umorismo tedesco. Sì, hai capito bene… “umorismo tedesco”. Immaginati che divertenti sarebbero stato i testi se fossero stati tradotti letteralmente? Meno di un funerale. Andavano completamente adattattati o ricreati perché l’umorismo tedesco non funzionerebbe mai né in Italia né in Spagna.
Durante quei due anni, ho fatto del mio meglio per “evangelizzare” l’importanza di un’ottima traduzione, adattata alla cultura meta, quando un’azienda vuole essere internazionale e pensavo ingenuamente di esserci riuscita. Con il tempo, continuando a lavorare per quell’azienda dalla Spagna, ho capito che putroppo non era così: negli ultimi tempi, per risparmiare “perché io ero troppo cara”, hanno provato a rimpiazzarmi internamente con studenti Erasmus che di traduzione non sapevano nulla e che non erano nemmeno madrelingua, per non parlare di quando mi chiedevano di correggere gratuitamente “traduzioni” fatte da Google Translate. Risultato? Dopo reiterati tentativi invano di dialogare e far sì che aprissero gli occhi, li ho salutati spontaneamente augurando loro buona fortuna (perché se avessero continuato così, ne avrebbero avuto bisogno). Ora che hanno investito parecchie migliaia di euro per internazionalizzarsi, ma hanno preferito risparmiare poche migliaia di euro in traduzioni, si presentano come un’azienda internazionale di altissima qualità con banner enormi nella pagina principale di qualità penosa e ridicola. Alcuni esempi?
Chi non vorrebbe a casa una “pianura stampata”, che non solo è “facile da pulire”, ma è anche “molto facile da pulire!”, che per gli amanti degli animali è disponibile anche in versione “animalesca”…
Ma anche un tappeto “barbaresco” non sarebbe niente male…
Se tu, come cliente, con tutta la scelta che hai grazie alla concorrenza, pagheresti davvero una somma significativa ad un’azienda del genere, non ho niente da aggiungere. Se ci pensassi due volte o non ti fidassi affatto vista la qualità delle traduzioni, chiediti solo: il risparmio di questa azienda è stato intelligente? Io direi di no se consideriamo che gli italiani e gli spagnoli sono tra gli europei che più diffidano del commercio online per paura di frodi e loro li rassicurano con una traduzione “barbaresca” (come il tappeto). In altre parole, hanno distrutto da soli la credibilità che tanto si sforzano di avere all’estero. Non fare lo stesso errore!
Alessandra