Internazionalizzazione verso paesi con la stessa lingua

Con la crisi, si sa, le carte in gioco cambiano e un’azienda deve sapersi adattare per continuare a giocare. Molte imprese, soprattutto in determinati mercati italiani e spagnoli, incapaci in questi momenti complicati di trovare una domanda interna soddisfacente, hanno dovuto guardare oltre le frontiere nazionali per trovarla. In altre parole? Con la crisi, molte aziende si sono dovute internazionalizzare. Se il processo viene compreso adeguatamente nelle sue complessità e quindi opportunamente gestito, queste aziende finiranno magari per ringraziare la crisi per averle spinte a fare questo passo quasi obbligato. Chi, al contrario, non saprà gestirlo ignorando tali fondamentali caratteristiche, investirà a vuoto, ritardando con false speranze l’uscita dai giochi.

Supponiamo quindi che ci sia mercato per il prodotto o servizio offerto dalla tua società nel paese estero selezionato e che questa, almeno in territorio nazionale, sa quello che fa. Una volta che si abbandonano le frontiere nazionali, ma anche quando ci rivolge localmente a potenziali clienti stranieri, pensare che le regole siano sempre le stesse è un grave errore. La settima scorsa abbiamo parlato dei problemi che si possono avere quando ci si internazionalizza verso paesi con lingua diversa in La peggiore strategia di internazionalizzazione: un caso reale. Tuttavia, questo capita persino tra paesi con la stessa lingua.

L’italiano non è un grande esempio visto che è all’estero lo si parla molto poco, mentre lo spagnolo sarebbe senza dubbio più emblematico. Infatti, si continua, un po’ ingenuamente e un po’ per abitudine, ad usare la bandiera spagnola sui siti per indicare la lingua, anche se magari ci si rivolge a clienti latinoamericani e non spagnoli. Oltre al possibile conflitto socio-culturale nascosto dietro quella bandiera (per esempio, qualcuno potrebbe associarla ancora ad un passato coloniale, dal loro punto di vista, non troppo amichevole storicamente), si ovviano così le centinaia di varianti, anche molto diverse fra loro, che esistono nella lingua spagnola, a seconda del paese a cui ci riferiamo.

diferencias culturalesUn piccolo esempio di possibili shock culturali persino nella “stessa” lingua. Nello spagnolo della Spagna uno dei verbi più comuni è il verbo “coger” (prendere). Non sarebbe strano vedere in un sito web spagnolo la frase “¡Coja el teléfono y resolveremos en seguida todas sus dudas!” (Prenda il telefono e risolveremo immediatamente ogni Suo dubbio!). Immaginiamo che l’azienda spagnola voglia internazionalizzarsi ed entrare nel mercato messicano, per esempio, senza adattare linguisticamente il sito “perché tanto la lingua è la stessa”. Un messicano, leggendo quella frase, la interpreterebbe così: “Faccia sesso con il telefono e risolveremo immediatamente ogni Suo dubbio!”. De gustibus non disputandum est, però tu chiameresti? Non credo proprio. Un piccolo errore di questo tipo potrebbe costare all’azienda non pochi clienti.

Un’altra differenza meno impattante è la formalità quando ci si rivolge al cliente, anche se solo per iscritto. In Spagna c’è una fortissima tendenza a dare del tu (all’università in Spagna, per esempio, “dovevo” dare del tu ai miei professori e non sarebbe strano usare persino diminutivi!), mentre nei paesi latinoamericani daresti del lei persino a tua madre e ai tuoi amici, come segno di rispetto. In Argentina, poi c’è il “vos”… Quindi che fare? Un sito web in una specie di “esperanto spagnolo” o teniamo conto delle molteplici differenze?

Ovviamente, quando poi la lingua è diversa, le differenze culturali crescono esponenzialmente. Non hai ancora letto La peggiore strategia di internazionalizzazione: un caso reale?

Buona settimana!

Alessandra

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